“L’idea di novità, così come quella di libertà,
ha senso solo in rapporto all’esistenza umana” (Marc Augé)
Come può l’umanità progredire lungo percorsi sempre meno umani?
Lo sviluppo accelerato della scienza negli ultimi secoli ha sicuramente lavorato a discapito dei principi di umanesimo.
Il mio lavoro muove dall’osservazione della società contemporanea, seguendo il diradarsi delle tracce di umanesimo nell’era scandita da ritmi iper-tecnologici.
Il sociologo Erich Fromm a metà del ‘900 scriveva che l’uomo, a partire dal secolo precedente, aveva progredito considerevolmente in termini di intelligenza, ma non altrettanto in termini di ragione. Portava come esempio l’abilità con cui è stato capace di creare armi potentissime, non abbinata ad altrettanta ragione per tenerle sotto controllo. A mio parere, questo esempio può essere ripreso oggi parlando di tecnologia. Abbiamo strumenti evoluti, ma siamo davvero sicuri di utilizzarli nel migliore dei modi?
Al giorno d’oggi, il concetto stesso di realtà è divenuto ambiguo: da un lato l’utilizzo di nuovi media fa sì che mondo reale e mondo virtuale si confondano; dall’altro, il processo di spettacolarizzazione del reale che fa saltare la distinzione fra realtà e finzione. L’architettura contribuisce a suo modo, definendo nuovi spazi che ci fanno sentire abitanti di un mondo sospeso fra presente e futuro. In questo mondo, che vede il mercato come elemento base per la formazione delle relazioni umane, diveniamo spettatori, stranieri a noi stessi e, alienati, scattiamo tonnellate di immagini per dimostrarci che esistiamo.
Intorno a queste contraddizioni ruota la mia ricerca artistica: un tentativo di rappresentare la contemporaneità e il nostro poetico precario equilibrio, in bilico fra scienza e natura (umana), fra intelligenza e ragione, fra realtà e finzione.
Le mie fotografie sono invenzioni dello sguardo che mettono in scena situazioni (im)possibili, non allo scopo di cercare improbabili risposte, quanto di porre nuovi ed attuali interrogativi.
“E’ destino dell’uomo che la sua esistenza sia piena di contraddizioni,
che egli ha il dovere di risolvere, senza tuttavia riuscire a risolverle” (E.Fromm)
“The idea of novelty, as well as that of freedom,
it only makes sense in relation to human existence” (Marc Augé)
How can humanity progress along a path that is day by day less human?
The fast development of the science in the recent centuries, for sure didn’t work according to principles of humanism.
My work starts from the overview of the contemporary society, following the decreasing of the scent of humanism in this era that runs at hyper-technological rhythm.
The sociologist Erich Fromm in the middle of ‘900 wrote that mankind, starting from the previous century, made an extraordinary progress concerning the intelligence, but not the same concerning the reason.
He mentioned, as example, the skills used to create very powerful weapons, without having enough reason to keep them under control. According to me, this example can be used today talking about technology: we have advanced instruments, but are we really sure to use them in the best way?
Nowaday, the concept itself of reality has changed: in fact, with both process of spectacularization of real and use of new media, it makes happen that reality and abstraction meet, creating a new ambiguous situation.
Even architecture contributes creating new spaces that make us feel part of a world suspended between present and future. In this world, where business is the main element for building human relationships, we become foreigner spectators and so alienated that we need to take lot of pictures just to prove ourselves that we exist.
My artistic research is about these contradictions: it is an attempt to represent the contemporary times and our poetical precarious equilibrium, poised between science and human nature, intelligence and reason, reality and fiction.
My photographic works are invention of the sight, staging (im)possible scenarios, not looking for unlikely answers, but for asking new and actual questions.
“It is man's fate that his existence is beset by contradictions,
which he has to solve without ever solving them” (Erich Fromm)